MONTEFICALLE TERRA DI UVE E COLTELLI
A Monteficalle, che era il nome originale poi modificato nell’800 in Montefioralle, poiché ritenuto “poco” consono, c’era una specializzazione. I giovani erano divisi nella maggior parte a lavorare il ferro e i restanti a lavorar la terra.
Tanto erano noti e di valore tali artigiani che tredici di essi erano iscritti come ‘maestri’ all’Arte dei Fabbri. Questa corporazione riuniva i maniscalchi, gli spadai, i fibbiai gli stagnatori, i fabbricanti di elmi e di cervelliere fabbri veri e propri, cioè coloro che producevano vomeri, vanghe, seghe, scuri, stadere, catene, gli arrotini, i coltellinai, ecc. L’Arte aveva come stemma una tenaglia nera in campo bianco, il suo patrono era S. Eligio la cui festa veniva celebrata il 25 giugno nella chiesa di Orsanmichele. Dei tredici maestri il più vecchio si chiamava Giovanni di Ghirigoro (64 anni nel 1427), il più giovane Chimenti di Cristofano Saltini (30 anni); quello iscritto da più tempo si chiamava Cerbone di Piero, che sì era immatricolato il 10 agosto 1385. Poiché oltre ai tredici maestri immatricolati all’Arte dei Fabbri ce n’erano altri due che, pur non essendo iscritti, esercitavano una professione inerente alla stessa e poiché alcuni adulti lavoravano insieme in un’unica bottega, ne consegue che a Monteficalle le “fabbricerie” (le officine dei fabbri) erano una dozzina o poco meno.
Una decina di queste fucine erano specializzate in un’unica branca della fabbriceria: la lavorazione dei ferri taglienti. Questo significa che all’interno delle officine erano realizzati coltelli, forbici, forchette, cucchiai, temperatoi, cesoie, trincetti, ecc. Dette officine venivano chiamate coltellerie in quanto quasi sempre erano i coltelli il prodotto principale. Di conseguenza i proprietari di queste attività e chi vi lavorava erano chiamati ‘coltellinai’.
Questo il perché del nome del nostro vino Chianti Gallo Nero, un omaggio alla lunga storia di questo territorio disteso tra Greve in Chianti, Panzano e Badia a Passignano a cui siamo profondamente legati e che lo rappresenta al meglio con il suo carattere deciso e il suo colore rosso rubino brillante con riflessi violacei.
Al profumo sono subito evidenti le note floreali accompagnate da note di frutta rossa e grafite, con lievi sentori di sottobosco. In bocca è brioso, fresco con tannini di grande carattere che necessitano di un affinamento in bottiglia per meglio esprimere l’equilibrio gustativo. Le note minerali gessose così come le note di frutta rossa evidenti al profumo persistono anche nel lungo retrogusto. È un vino di grande territorialità che accompagna molto bene i piatti della cucina tipica Toscana. Perfetto con le carni alla griglia per chi vuole vini più fruttati, ideale con la Bistecca o il Filetto dove esalta il gusto della carne.